Una contessa friulana tra i lavoratori italiani in Siberia

Pierina Savorgnan di Brazzà Cergneu fu una contessa friulana che nel 1876 sposò Valentino Floreanutti, di professione contadino.

Potremmo chiederci perché valga la pena ricordare Pierina e scrivere un libro sulla sua storia, come ha fatto Livia Giordani in “Una contessa italiana dalla Transiberiana alla Rivoluzione. Pierina Savorgnan di Brazzà Cergneu”. Leggendo, scopriamo una nobildonna friulana che si sposa quasi trentenne, dopo la nascita del figlio, con un uomo più giovane di un paio di anni e di diversa estrazione sociale: tutti fatti insoliti per l’epoca.

Ma non è la vita familiare di Pierina l’aspetto unico, e nemmeno il più interessante!

La contessa gira con la famiglia per lavoro prima negli Stati Uniti e successivamente in Siberia, per partecipare agli appalti per la costruzione di alcuni tratti ferroviari della Transiberiana. In Siberia, terra vivace e in fermento, Pierina si fa apprezzare e conoscere. Aiuta le persone in tutti i modi possibili agendo sia come un “console” che come una madre per i lavoratori.

Il supporto non era solo sociale, umanitario e burocratico – cose che già giustificherebbero la memoria della contessa – ma anche pratico. Infatti, la contessa insegnava, dava lezioni, si occupava del benessere degli operai italiani in Siberia e corrispondeva regolarmente con La Patria del Friuli.

A seguito della rivoluzione bolscevica la famiglia della contessa perse tutto casa compresa, che fu bruciata e, dopo vent’anni, riprese la strada verso il Friuli, più povera e anziana.

Tornata in Friuli cominciò a spendersi per i dispersi italiani in Russia: uomini che non erano tornati a casa dopo la I guerra mondiale e che ancora nel 1924 vagavano disperati per la Siberia. La contessa corrispondeva con la figlia, la quale viveva in condizioni molto disagiate in Siberia, chiedendo informazione sui poveri italiani.

Purtroppo non ci fu «nessun intervento che rompesse il silenzio da parte del consolato italiano di Mosca, dell’Ufficio Prigionieri della Santa Sede, della Croce Rossa». (Cfr. p. 51)

E di prigionieri italiani dispersi in quelle terre «ce ne sono moltissimi sparsi a gruppi». (Cfr. p. 53)

Pierina morì a Nimis ospite di amici il 5 giugno 1936, in ristrettezze economiche.

Alfonsina Cos, che le fu amica, disse che era «degna di essere collocato accanto alle più belle e significative figure femminili del forte e austero Friuli». (Cfr. p. 57)

Una donna che si distinse in tutti gli ambiti possibili: insegnante, corrispondente, “mamma” dei connazionali e “console”. Infine, tornata in Friuli povera ed anziana, aiutò nella ricerca dei poveri compatrioti che vagavano in Siberia inascoltati e dimenticati da tutti, ma non da lei.