Isabella (1846 -1921), principessa del Brasile, erede al trono dell’Impero brasiliano è la donna che, il 18 maggio 1888, rispose in questo modo al barone di Contegipe il quale le disse “A senhora acabou de redimir una raça e perder um trono”, ovvero le faceva notare che per salvare gli schiavi brasiliani, grazie ad una legge contro la schiavitù, stava perdendo il suo trono.
La principessa rispose soltanto:
“Se mil tronos eu tivesse, mil tronos eu daria para a libertaço dos negros”.
Quindi anche se fosse stata l’erede di mille troni, non avrebbe esitato a consegnare mille troni per la liberazione degli schiavi.
Isabella è quasi sconosciuta in Europa, mentre è nota in Brasile e soprattutto apprezzata dai discendenti degli ex schiavi, da questi quasi venerata.
Gli studiosi e storici parlando della figura di Isabella si dividono tra quelli che sminuiscono la sua figura e quelli, soprattutto studiose, che notano come fosse molto preparata, molto corretta, religiosa e giusta.
Una premessa sulla nobiltà brasiliana: dobbiamo sapere che leggendo i resoconti sui nobili brasiliani del XVIII e XIX non si può evitare di notare come apparissero flemmatici, poco attenti alle innovazioni e poco preparati a livello culturale, soprattutto ignoranti delle norme igieniche e sanitarie. Questa premessa è dovuta perché, a prescindere da eventuali pregiudizi degli storici e dei viaggiatori, va riconsiderata la figura di Isabella anche alla luce del contesto brasiliano, ricordando che eventuali “pecche” a lei attribuite vanno riviste in quest’ottica (e sono comuni agli altri nobili brasiliani).
È vero che la principessa non si interessava di politica, scelta che parrebbe inopportuna per un’erede al trono, ma leggendo la sua biografia potremmo immaginare che fosse troppo lungimirante dal credere al futuro dell’Impero brasiliano? Oppure che fosse nauseata dalla realtà politica, da un Paese che si reggeva sulle lacrime e il sangue degli schiavi e forse non voleva essere parte di ciò?
Di Isabel si sa che non amava la politica (o un certo tipo di politica?), che preferiva la vita coniugale e familiare ai “reali” impegni; si sa che è una persona che sin da piccola è stata tenuta lontana dal trono. Erede soltanto perché non erano rimasti fratelli maschi in vita ma anche molto più istruita della maggior parte dei politici e dei nobili; abituata sin dalla tenera età a studiare con disciplina portoghese, francese, inglese, tedesco, latino, geometria, astronomia, geografia, storia della filosofia.
Più degli altri nobili attenta ai progressi scientifici tanto che, dopo l’ennesimo aborto, si rifiutò di rivolgersi a medici brasiliani chiamando personale dall’Europa. Scelta che diede scandalo.
Per una persona che non ha mai regnato e che veniva tenuta lontano dal potere politico e che ebbe solo tre occasioni di governare, come reggente, non si può negare che fu incisiva: nel 1871, prima reggenza, fece approvare la legge Lei do ventre livre; durante la terza reggenza nel 1887 con la Lei Aura eliminò definitivamente la schiavitù.
Sarebbe potuta diventare una brava regina/imperatrice? Non lo sappiamo ma, con la sua femminilità così tradizionale, era semplicemente inaccettabile e per questo destinata all’oblio della Storia ma non delle persone, della cultura popolare e, a quanto pare, nemmeno la sua nazione dimenticò il suo sacrificio se le sue spoglie furono riportate in Patria dopo l’esilio e le furono dedicate vie, statue e preghiere.
E se fosse una rivoluzionaria davvero rivoluzionaria? Una persona che cambiò le cose senza spargere sangue, soltanto perdendo il trono e rinunciando allo status, al vitalizio e a tutti i benefici? Un modo di fare la differenza che dovremmo apprezzare di più e rispettare.