Isotta Nogarola: i problemi, ancora attuali, di una donna di cultura del ‘400
Isotta Nogarola (1418 – 1466) fu una umanista discendente da una nobile famiglia veronese che annoverava scrittrici – Antonia e Angela Nogarola – e donne sensibili e colte. La madre di Isotta – Bianca Borromeo – era una vedova illuminata che desiderava la migliore istruzione per le figlie.
Con gli anni la cultura di Isotta Nogarola divenne nota ai gentiluomini e agli eruditi che le dedicavano parole di stima. Anche la sorella Ginevra era amante dello studio ma, dopo il matrimonio, non proseguì l’attività culturale.
Isotta era libera da impegni matrimoniali e aveva tutte le carte in regola per eccellere. Però … era una donna.
Gli umanisti l’ammiravano come la migliore tra le donne, ma non erano disponibili ad ammetterla nel loro santuario perché la grandezza era cosa da maschi. Un atteggiamento molto attuale visto che ancora oggi si paragonano le donne tra di loro. La migliore artista significa solo la migliore tra le donne.
E in quanto donna che non si limitava alle consuete attività femminili venne anche diffamata: uno scrittore veronese la oltraggiò con false accuse di promiscuità e di atti sacrileghi tra fratelli. Ancora oggi si usa accusare le donne di avere costumi “immorali” solo per metterle a tacere.
La giovane erudita, per continuare gli studi in modo dignitoso, dovette vivere da reclusa in casa, come una monaca, per tutta la vita.
Per i suoi ammiratori, con i quali intratteneva una corrispondenza, e per gli umanisti una donna nubile che studiava doveva vivere casta e reclusa, come una Vergine Maria. Altrimenti era inaccettabile.
Solo una donna, l’unica di cui abbiamo le lettere, tal Costanza Varano mostrò di avere un’idea meno ristretta di Isotta. Per lei l’umanista era una asceta degli studi, non una monaca. Per lei persino le donne potevano ambire al ruolo di “intellettuale”.
Limitata, obbligata a vivere reclusa, considerata solo la migliore delle donne. Mai presa davvero sul serio. Eppure … non limitata come la sorella Ginevra che dovette abbandonare gli studi a causa delle malattie e gravidanze.