Nell’opera “Lady Montagu e il dragomanno. Viaggio avventuroso alle origini dei vaccini” l’autrice Maria Teresa Giaveri ci racconta la storia dell’inglese Lady Montagu (1689 -1762), moglie di un ambasciatore che seguì nei vari viaggi, compreso quello a Costantinopoli che permise a Mary di scoprire che il vaiolo era diventato inoffensivo grazie alla pratica dell’inoculazione.
In Oriente un gruppo di donne esperte dell’inoculazione, ogni autunno, appena finita la calura, si dedicava a questa attività. (Cfr. p 58) All’atto pratico l’inoculazione non creava nessun disturbo fino a otto giorni, poi si avevano un paio di giorni di febbre e si evitava di infettarsi nuovamente contro questo male. (Cfr. p. 59)
Prima di Lady Montagu il medico Emmanuel Timoni aveva inviato a Londra una lunga lettera sui vantaggi dell’inoculazione. (Cfr. p. 63) Quindi prima di Edward Jenner, noto per l’introduzione del vaccino contro il vaiolo, furono altre le persone a riconoscere i vantaggi di questa pratica popolare.
Mary, scoperta la pratica, ne parlò con gli amici e le amiche in Inghilterra, soprattutto persone influenti come la principessa del Galles – e futura regina – Caroline di Ansbach, una donna appassionata di scienza che divenne la sua massima sostenitrice. (Cfr. p. 88)
Mary Montagu aveva visto i benefici di questa pratica e aveva deciso di procurare il vaiolo al figlio: sull’esempio di Mary anche la futura regina fece inoculare i suoi figli e migliaia di persone seguirono l’esempio. (Cfr. p. 91)
La Lady conobbe anche il famoso Voltaire, che dopo averla frequentata riconobbe che era “una delle donne inglesi più dotate di intelligenza e di energia”. (Cfr. p. 90)
Ma, come riconosceva lo stesso Voltaire, il fatto che ci fossero delle donne dietro al riconoscimento di questa pratica creava diverse difficoltà: «l’inoculazione era stata introdotta in Inghilterra da una donna, sia pure di alto ceto, e promossa da un’altra donna, sia pure di condizione regale. I giornali che deprecavano la pratica ne enfatizzavano l’origine femminile, mentre quelli che l’appoggiavano si affrettavano a inventare che la decisione di far inoculare i figli fosse stata di Lord Montagu, e quella relativa alla famiglia del principe del Galles fosse dipesa da un’iniziativa del re». (Cfr. p. 92)
Grazie al viaggio e alla curiosità di Lady Mary si poterono conoscere delle pratiche promosse da popolane considerate ignoranti e barbare. L’essere donna aiutò sì Lady Mary a scoprirle, ma allo stesso tempo il suo genere ne impedì in qualche modo l’accettazione.
Mary non smise di viaggiare, tanto che il suo nome all’epoca era tutt’altro che sconosciuto: Giuseppe Parini le dedicò il componimento «L’innesto del vaiolo»
“O Montegu, qual peregrina nave
Barbare terre misurando e mari […]
Portò sì gran tesauro,
Che a pareggiare non che a vincer basti
Quel, che tu dall’Eussino a noi recasti?” (Cf. p. 115)
Alla fine Lady Montagu non passò alla storia come la scopritrice del vaccino, e la pratica fu ulteriormente perfezionata grazie all’agricoltore inglese Benjamin Jesty (da qui proviene l’etimo inoculazione bovina o vaccino/vaccinazione), fino a quando il medico Jenner riuscì a far riconoscere il suo procedimento.
Con queste parole vogliamo ricordare Mary e… le donne circasse che da tempo salvavano molte vite usando esperienza e buonsenso, rispettando le persone e inoculando nel momento, nella modalità e nella stagione migliori.