Gina Ranjicic (1830 ca – 1891) è la prima poetessa rom della quale siano note poesie in lingua romanes.
La vita di Gina fu sempre avventurosa, fin dalla giovanissima età, tanto che a soli dodici anni finì a vivere, per una serie di vicissitudini, a casa di un mercante armeno, Joachim Dalenes, residente prima a Belgrado poi a Costantinopoli. In questa città l’uomo le fece frequentare la scuola armena e per tre anni la giovane studiò con un insegnante privato tedesco.
Molto giovane Gina si sposò con il fratello minore dell’uomo che le faceva da padre e tutore, ovvero Gabriel Dalenes, il quale fu sempre molto gentile con la ragazza che cominciò a scrivere poesie in armeno, turco e tedesco.
Con i fratelli Dalenes Gina conobbe la sicurezza economica, ebbe la possibilità di studiare, di imparare, di crescere.
Forse la vita trascorreva troppo tranquilla, tanto che fu attratta da un giovane albanese di nome Gregor Korachon (chiamato il Kipetaro da Gina per le sue origini albanesi) il quale la convinse a seguirlo abbandonando il marito.
L’albanese, in realtà un brigante capace di assassinare chiunque si trovasse sul suo cammino, non si limitò a scappare con la ragazza ma assassinò i due uomini armeni. Non si sa se Gina fosse a conoscenza del fatto, in ogni caso seguì l’uomo.
Durante il periodo passato con il Kipetaro la ragazza visse avventure e disavventure, scrisse molte poesie, si amarono, si abbandonarono, si ritrovarono, non ebbero mai figli.
Gina con il compagno viveva riccamente, ornata con gioielli sfarzosi, piena di denari che elargiva ai parenti e al clan, tutte persone che non la trattavano né con amore né con rispetto ma beneficiavano della relazione. La ricchezza durò fino a quando l’albanese si stufò dei parenti della ragazza e decise di abbandonarla.
Il clan costrinse la donna a non seguire l’albanese sperando che lui tornasse a riprenderla e soprattutto a portar regali; la tennero persino segregata finché, un giorno, Gina riuscì a scappare e ad arrivare in Albania dove … venne persino picchiata dai parenti e dai compaesani di Gregor Korachon! Poi, saputo che l’uomo si trovava in Italia, si mise in viaggio senza nemmeno un soldo.
Non riuscì a trovare il Kipetaro ma conobbe un ricco ebreo originario della Romania – Jakob Hornstein: un mercante e un uomo molto erudito e di buone maniere.
Il mercante, come aveva fatto prima l’albanese, la riempì di regali e come gli armeni le mise a disposizione libri e cultura tanto che divenne esperta della nuova letteratura tedesca.
Hornstein era anche molto liberale tanto da permetterle di frequentare rom africani e di aiutarli economicamente senza badare a pettegolezzi su possibili (e pare abbastanza probabili) relazioni con questi uomini.
In questo periodo Gina era molto felice e non scrisse nessuna poesia, mentre era ben prolifica nel periodo avventuroso e tragico passato con il Gregor Korachon.
Il 23 marzo 1866 Jakob Hornstein fu trovato morto e i parenti, temendo per il patrimonio, l’accusarono di omicidio. Gina fu incarcerata ingiustamente per più di tre mesi finché venne liberata e le furono consegnanti diecimila ducati d’oro austriaci di eredità.
Con l’ingente somma si trasferì a Costantinopoli diventando una ricca ed interessante signora per i vari avventurieri; successivamente regalò mille ducati ai parenti e partì per Parigi.
In due anni a Parigi scialacquò tutti i soldi e tornò in Serbia dalla famiglia dove trascorse gli ultimi venti anni in povertà.
Gina bellissima, intelligente, avventuriera, vagabonda, esagerata. Viaggiò molto e conobbe terre e luoghi: la natìa Serbia, Costantinopoli, Albania, Italia, Francia …
Fu amata da molti uomini, meno o forse in modo diverso dal suo clan con cui decise di passare gli ultimi anni ormai in estrema povertà.
L’ultima poesia di questa avventurosa poetessa
Si accostano ma mi dimenticano,
sarò dimenticata;
la mia anima dalla tomba
respinge i fiori.
Donna bianca, anche tu soffrirai:
guarda il fiore, più grande
è la mia pena!