Emily Dickinson (1830 -1886) tra i maggiori poeti moderni rischiò di non venir conosciuta se non fosse stato per la sorella, la cognata e l’amica editrice.
Le poesie di Emily sono molto conosciute, un po’ meno la vita, i pensieri e le lettere della poetessa, tematiche che vogliamo approfondire.
Nell’opera “Emily Dickinson e i suoi giardini. Le piante e i luoghi che hanno ispirato l’iconica poetessa” di Marta McDowell possiamo approfondire l’amore per le piante, vedere immagini dell’epoca e foto attuali sia della dimora che dei giardini di Emily.
Scopriamo una Emily che racconta “Ho perso due cose con l’infanzia” ovvero “l’estasi di smarrire una scarpa nel fango e tornare a casa a piedi nudi facendomi largo tra i fiori cardinali, e poi il rimprovero di mia madre, che era più per il mio bene che per la sua contrarietà, perché nell’accigliarsi sorrideva”. (Cfr. p. 31) Quindi tutti aspetti più intimi che ci permettono di apprezzare e conoscere di più le sue opere.
Appartenendo ad una famiglia colta e benestante di mecenati Emily poté frequentare l’Amherst Academy dove studiò latino, storia e botanica e la scuola superiore femminile Mount Holyoke per i corsi di scienze, letteratura classica e sempre botanica. Ma, come la maggior parte delle ragazze, non terminò il corso, dato che era costume studiare uno o due anni, senza conseguire il titolo. (Cfr. p. 65)
All’epoca l’analisi delle piante era considerata una raffinata occupazione femminile, pertanto tenere un erbario e cercare piante non era infrequente anche se “quando da bambina passavo molto tempo nei boschi, mi si diceva che il serpente mi avrebbe morso, che avrei potuto raccogliere un fiore velenoso, o che gli spiriti maligni mi avrebbero rapito, ma io non rinunciai e non incontrai altro che angeli che erano ancora più timidi al mio cospetto, di quanto lo fossi io al loro, per questo non ho la stessa fiducia nella menzogna che hanno in molti”. (Cfr. p. 45)
Per evitare ipotetici o reali rischi il padre non la rinchiuse in casa ma le comprò un cane molto grande, forse terranova o sanbernardo, che Emily chiamò Carlo. Così, descrivendo le sue compagnie la poetessa scrisse “le colline e il tramonto – e un cane – grande come me, che mi ha comprato mio padre – sono meglio degli esseri umani – perché sanno – ma non dicono”. (Cfr. p. 45)
Ma Emily era anche una “dissidente” infatti smise di partecipare alle funzioni della chiesa congregazionalista per onorare la domenica a casa. E scrisse:
C’è chi onora la domenica andando in chiesa –
Io la onoro standomene a casa –
Con un bobolinco per corista –
E per cupola un frutteto –
C’è chi onora la domenica con la cotta –
Io metto le ali soltanto –
E invece di suonare le campane per la chiesa –
Il nostro piccolo sagrestano – canta.
A predicare è Dio, rinomato pastore –
E il sermone non si dilunga mai,
così invece di andare in cielo alla fine –
ci vado di continuo.
Parlando della natura scopriamo che amava le api e dedicava molti pensieri e poesie, in una lettera scrisse “Devo proprio mostrarti un’ape che sta mangiando un lillà davanti alla finestra- Eccola – eccola – se n’è andata! Quanto sarà felice la sua famiglia di rivederla!” (Cfr. p. 56).
E parlando della rosa in una poesia, dedicata ad una persona (perché era solita comporre poesie per amici e parenti e donarle agli ospiti accompagnate ad un fiore), senza citare mai il termine rosa scrive:
(…)
Parigi non potrebbe foggiar gonne
bordate di smeraldi come questi;
Venezia non ha guance da mostrare
di simile aggraziata lucentezza.
Nessuna insidia è pari all’imboscata
tesa da serpi e foglie alla mia piccola
ancella damascata, il cui candore
preferirei mi fosse dato in sorte
piuttosto che il cipiglio di un visconte;
ed anche dimorare dov’è lei
che essere il Duce di Exeter.
Conquistare un calabrone
è per me premio regale.
Tra gli autori amava leggere Thoreau ed Emerson, tra le autrici amava George Eliot e Elizabeth Barrett Browning. E se il giardinaggio era la passione le faccende domestiche non le sopportava, tanto che diceva “preferisco la peste”. (cfr. p. 80).
Scopriamo inoltre che l’estate era la stagione preferita, amava le margherite, a volte si equiparava alle margherite, nelle lettere si firmava Daisy (margherita).
Conosceva la Bibbia e citava spesso passi di argomento botanico dei Testamenti. Tra le citazioni preferite “Guardate i gigli” (cfr. p. 84). Una volta esagerando disse “L’unico comandamento al quale ho mai obbedito: Guardate i giglio”. (Cfr. p. 85).
La vita di Emily non fu sempre facile tanto che intorno ai quarant’anni si ritirò a vita privata declamando anche inviti a soirée letterarie come una a Boston nel 1869. (Cfr. p. 98) Thomas Wentworth Higginson che l’aveva invitata continuò a comunicare per corrispondenza, nel 1870 andò a trovarla a casa. Emily rifuggiva il consesso umano e si sentiva a suo agio in giardino, all’aperto e al chiuso. Aveva anche un giardino d’inverno. (cfr. p. 100)
Della sorella Lavinia, detta Vinnie, importante figura per la diffusione della sua arte racconta che amava i gatti e “tutti i suoi fiori facevano come volevano: la tiranneggiavano, saltavano dalla propria aiuola in quelle degli altri, ma non venivano mai sgridati o sradicati fintanto che continuavano a sbocciare: perché un fiore vivo (…) per Lavinia valeva più di qualsiasi inerte precetto di orticoltura”. (cfr. p. 104)
Nel 1856 un’altra giardiniera si aggiunse in casa Dickinson ovvero Susan Gilbert l’amica di famiglia che sposò il fratello di Emily e Vinnie Austin.
Austin e Susan coltivavano amicizie eccellenti e a cena ospitarono Harriet Beecher Stowe, Ralph Waldo Emerson. E nel 1880 anche Frances Hodgson Burnett che in seguito scriverà “Il giardino segreto”. La scrittrice scriverà, nel diario, che Emily le aveva fatto avere “una breve poesia, strana e meravigliosa posata su un letto di pansé dentro una ciotola”. (Cfr. p. 111) Altri illustri ospiti furono Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux progettisti del Central Park.
Tutta la famiglia di Emily era impegnata nella piantumazione degli alberi, che erano considerato un bene per la città, così i cittadini benestanti fondarono, nel 1857, l’Amherst Ornamental Tree Association.
Dopo la morte nel 1883 del nipotino di otto anni Emily limitò i rapporti alle corrispondenze epistolari.
Tra gli amici che capirono il valore delle opere di Emily Dickinson ci fu Helen Hunt Jackson che però morì nel 1885 quindi l’anno prima della poetessa, mentre già dal 1881 Mabel Loomis Todd divenne una compaesana di Emily ed essendo più giovane poté seguire l’opera postuma.
Mabel non incontrò mai Emily di persona ma si scrivevano e divenne una figura controversa e importante, in famiglia, dato che fu amante del fratello Austin. Ad ogni modo diverrà famosa per aver fatto conoscere le poesie di Emily al mondo.
Emily morì nel 1886, per una malattia renale, lasciando a Vinnie il compito di distruggere le carte. La sorella scoprì centinaia e centinaia di poesie raccolte in una quarantina di libretti e fogli sparsi e non rispettò la volontà della schiva sorella.
Lavinia e Susan cominciarono ad occuparsi delle poesie, ma Vinnie era insoddisfatta del lavoro, a suo dire troppo lento, pertanto chiese a Mabel di occuparsene e convincere Thomas Wentworth Higginson a pubblicare le poesie. Fu Mabel a passare anni a decifrare e trascrivere le poesie.
Infine un pensiero per gli amanti della natura e di Emily la donna che aveva il dono dell’improvvisazione e non temeva combinazioni inedite di parole, di note e di fiori.
“Per fare un prato occorrono trifoglio e ape,
un trifoglio, un’ape
e una mente che sogna.
La mente che sogna può bastare
Se le api son poche”. P. 186
Sappiamo che oggi la fantasia non basta più e per salvaguardare la natura sarebbe opportuno reintegrare la biodiversità nei giardini e introdurre specie autoctone. Pensando ad Emily che fino in vita rimase nei suoi giardini e da morta, con il primo volume del 1890, fece il tutto esaurito in giornata.