La mancanza di filosofe nei libri di storia della filosofia è cosa nota a tutti i lettori. Non si ha invece la consapevolezza del motivo di questa mancanza. Infatti, c’è la tendenza a considerare inesistente quello che non compare nei libri, a dire che se un nome non è scritto non esiste, o se è esistito non era importante.
Per fugare qualche dubbio, un libro utile è quello curato da Rebecca Buxton e Lisa Whiting “Le regine della filosofia. Eredità di donne che hanno fatto la storia del pensiero”.
Sin dall’introduzione si sottolineano i meriti e i contributi originali delle filosofe che «hanno messo in campo i corpi, le prospettive storte, le identità divergenti in un ambiente che presumeva di poter parlare dell’uomo in modo astratto, perché composto in effetti da un gruppo omogeneo di persone» (Cfr. p. 12). Un contributo e un punto di vista che ad alcuni ha dato fastidio: infatti non a tutti piace sentirsi dire che ogni esponente della filosofia, per quanto brillante e geniale, è pur sempre e solo un individuo situato nello spazio e nel tempo.
Oggi le laureate in filosofia sono tantissime ma ancora ai giorni nostri, pensando alla figura del “filosofo” pensiamo ad un uomo: la donna esperta di filosofia è magari una insegnante, una divulgatrice di teorie di altri. E anche nell’insegnamento sono pochi i dipartimenti universitari che vantano almeno il 50% di docenti donne. (Cfr. p. 17) Negli Stati Uniti viene segnalato che i docenti di filosofia di colore risultano essere appena l’1% e le donne il 17%!
Tutto ciò porta all’adozione del tipico programma privo di filosofe, un’assenza che è una perdita per tutti: si tratta di ignorarne tantissime, solo perché non rientrano in un parametro definito da non si sa chi, non si sa quando. (Cfr. p. 20)
Tra i nomi e i profili riportati nell’opera ricordiamo Diotima, Ban Zhao, Ipazia, Lalla, Mary Astell, Mary Wallstonecraft, Harriet Taylor Mill, George Eliot, Edith Stein, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Angela Davis e tante altre, per concludere con un elenco alle pagine 199-200 di decine e decine di altre filosofe dalle note Martha Nussmaum e Susan Sontag fino a Esara di Lucania e Xie Daoyun.
Questo ci ricorda per l’ennesima volta come le filosofe non mancano, nonostante i limiti sociali imposti alle donne nel passato e ancora oggi, soprattutto in certi contesti. Quindi non c’è alcuna ragione per non parlare di filosofe, visto che sono sempre esistite e sono state importanti.
Entrando nelle storie delle singole, ricordiamo ad esempio Mary Astell, una donna che rimase nubile tutta la vita e riuscì a filosofare grazie al sostegno di altre donne che l’aiutavano economicamente. Astell animò circoli intellettuali al femminile a Londra e una sua amica e sostenitrice, Lady Elizabeth Hastings, aprì un istituto per ragazze bisognose a Chelsea. Per Mary i rapporti di amicizia e solidarietà tra donne erano molto importanti e questo contravveniva il pregiudizio e le maldicenze maschili che vogliono le donne nemiche di altre donne. Per approfondire il tema vi invitiamo a leggere delle utopie al femminile, negli altri testi dedicati alle filosofe.
Mary Wollstonecraft (1797 – 1851) sosteneva l’importanza per le donne, prima del matrimonio, di fare un viaggio all’estero. Questo perché credeva che gli uomini ottenessero un ingiusto vantaggio viaggiando e scoprendo il mondo. (Cfr. p. 67) Per Mary le persone sottomesse spesso non hanno la forza di rivendicare la propria libertà (Cfr. p. 69) e per questo le donne, vittime, non riescono a spezzare le catene. L’istruzione, l’aiuto di altre donne sono fondamentali e nei secoli porteranno alle rivendicazioni, come sappiamo, e all’ottenimento di diritti che non sono mai stati gentili concessioni.
Un’altra esperienza al femminile che dovremmo conoscere e che potrebbe ispirare gli studenti ci viene da un gruppo di amiche e filosofe formato da Iris Murdoch, Philippa Foot, Mary Midgley ed Elizabeth Ascombe. Questa generazione viene riconosciuta come straordinaria: un sodalizio al femminile al quale si aggiunse anche la baronessa Mary Warnock. Si tratta di un caso unico e senza precedenti di una scuola filosofica tutta al femminile. (Cfr. p. 121)
Un’altra filosofa interessante e molto attuale è Mary Midgley (1919 – 2018) che lavorò sui diritti degli animali e sull’allargamento dello spettro della nostra visione del reale. Fu una filosofa che andava contro la morale comune dell’Università di Oxford, basata sulla competizione più che sull’analisi profonda e sui problemi etici. Anche Elisabeth Anscombe (1919-2001) fu una spina nel fianco di Oxford visto che era contraria al conferimento della laurea honoris causa al Presidente Truman dopo Hiroshima e Nagasaki. Ma era unica nella sua visione.
Le sorprese non sono finite: con Sophie Bosede Oluwole e Azizah Y. al-Hibri scopriamo ulteriori filosofe illuminanti e attuali. Due donne che potrebbero ispirare molti giovani e non solo.
Sophie Bosede Oluwole è l’iniziatrice della filosofia yoruba classica contemporanea. A Sophie era stato insegnato sin da piccola che gli africani non avevano prodotto alcuna tradizione filosofica coerente, ma il dubbio le si era insinuato, e così intraprese una crociata per riscoprire la conoscenza indigena africana. (Cfr. p. 161)
La sua ricerca partì da questa consapevolezza: «è pura eresia identificare e caratterizzare il pensiero africano attraverso definizioni, concetti e modalità di pensiero tradizionalmente occidentali». (Cfr. p. 162) E ciò implica la necessità di studiare proverbi, rituali, poemi epici, tradizioni musicali, miti e non solo libri, visto che la cultura filosofica yoruba è orale.
La professoressa Bosede Oluwole sfida l’ignoranza fornendo alle persone gli strumenti critici per interrogarsi anche sulle presunte verità, come la mancanza di una filosofia africana. (Cfr. p. 164) E, aggiungiamo, si tratta di obiettivi che tutti dovremmo condividere: interrogarci criticamente, approfondire e capire, senza limitarci alla superficie e a false verità, sicuri che anche se non otterremo gli stessi risultati della filosofa sicuramente apprenderemo molto in questo percorso di ricerca della conoscenza e di analisi.
Infine, ricordiamo Azizah Y. al-Hibri, filosofa che studia la tradizione legale islamica e che ricorda essere abbastanza flessibile da riflettere la vita moderna e gli ideali delle donne musulmane. (Cfr. p. 194)
Ancora oggi, come dicevamo, nei corsi di storia della filosofia non vengono inserite filosofe e questa è una grave mancanza. A volte anche solo citare una, persino una contemporanea (però sapendo che sono esistite filosofe nel passato), può fare la differenza per molte persone. Soprattutto in una società sempre più complessa, le fonti di ispirazione possono essere molteplici, e in ogni caso i nomi non mancano.
Non ci sono scuse per escluderle! Non ci sono scuse per continuare ad ignorare la realtà.