Le scienziate, come anche le filosofe, le artiste sono esistite in ogni epoca, solo che le abbiamo dimenticate.
Nell’opera “Scienziate nel tempo. Più di 100 biografie” di Sara Sesti, Liliana Moro troviamo molte scienziate, selezionate per i contributi scientifici e le biografie emblematiche.
Sappiamo che la maggior parte delle donne furono ostacolate in ogni modo e anche derise e non solo nelle epoche più lontane! Ancora nel ‘900 abbiamo esempi di scienziate di primo livello e persino futuri nobel prive di un percorso scolastico regolare a causa della mancata frequentazione dei ginnasi “maschili”, uniche scuole che permettevano l’accesso all’Università.
Non tutte furono maltrattate. Alcune furono incoraggiate dalla famiglia, magari da un padre illuminato o scienziato, oppure da una madre coraggiosa; altre scienziate furono incoraggiate dai mariti, come Maria Cunitz (1610 – 1664).
In diversi casi i mariti scoprirono nelle mogli delle valide collaboratrici e assistenti, così fu per Elzbieta Koopman – Hevelius (1647-1693) e Maria Winkelmann-Kirch (1670 – 1720).
Le donne non solo operavano nascoste ma spesso erano destinate all’oblio, a vedere i propri sforzi attribuiti a qualche collega uomo, come capitò a Anne Conway (1631 – 1679). Il chimico Jean Baptiste Van Helomnt fece pubblicare i lavori di Conway citandola nella prefazione come autrice degli studi ma poi questi vennero attribuiti a Van Helomnt! L’opera di Anne Conway influenzò Leibniz e, sebbene fosse conosciuta in vita, finì dimenticata e i suoi studi attribuiti ad altri.
Le scienziate per gli studi e la dignità in alcuni casi abbandonarono il marito come Amalie Dietrich e Maria Sibylla Merian (1647 – 1717) che a 52 anni iniziò a viaggiare per le sue ricerche.
Amalie Dietrich (1821 – 1891) botanica, zoologa e viaggiatrice lasciato il marito si mantenne vendendo erbari e ottenne, grazie alla lungimiranza dell’armatore e commerciante J. C. Godeffroy, un posto come ricercatrice sulle navi. Così poté andare in Australia e Nuova Guinea dove raccolse moltissime piante, animali, oggetti antropologici dando un importante contributo scientifico
Gli ostacoli per le donne furono e (a volte sono) sempre presenti: dall’impossibilità di studiare a quella di essere prese sul serio.
Alcune furono così determinate nel superare gli ostacoli che arrivarono persino a contrarre un matrimonio di convenienza per poter viaggiare e accedere agli studi, come la matematica e scrittrice Sofja Kovalevskaja (1850 – 1891). Ma senza tanta fortuna e qualche provvidenziale aiuto nemmeno Sofja avrebbe ottenuto la cattedra nel 1889, diventando la prima ordinaria fuori dall’Italia. Lei fu aiutata prima dal marito (che la sposò permettendole di espatriare), poi dal prof. Weierstrass che le diede lezioni private gratuite, riconoscendone il genio, infine dall’illuminato matematico Magnus Gustaf Mittag-Leffler che sostenne la sua candidatura a docente.
Ma anche senza una mano tesa alcune riuscirono a scoprire l’impensabile, come Agnes Pockels che mentre si occupava dei lavori domestici, osservando il lavaggio delle stoviglie, arrivò a sviluppare il “catino di Pockels”. Irving Langmuir ottenne un nobel sviluppando il lavoro di Rayleigh e di Agnes Pockels. Ma ovviamente Agnes venne dimenticata e quasi mai citata.
Se nei secoli precedenti le scienziate incontrarono forti ostacoli non possiamo certo immaginare un XX secolo privo di difficoltà! Alcune problematiche e discriminazioni le conosciamo, come quelle legate ai “nobel mancati”, quindi non assegnati alle donne.
Uno dei casi più noti è quello di Rosalind Franklin, ma si possono anche ricordare Lise Meitner, Chien- Shiung Wu e diverse altre.
Altre problematiche sono legate agli studi e al fatto di essere sposate con un collega.
Ancora nei primi decenni del ‘900 l’accesso agli studi e la regolarità degli stessi non erano scontati nemmeno per le ragazze benestanti (e ancora meno per tutte le altre). Non solo l’Università, ma anche il ginnasio non era per le ragazze, dato che avevano ideato, per le fanciulle, il liceo femminile che non dava accesso all’università.
Un interessante esempio ci viene da Nettie Marie Stevens (1861 – 1912) che nel 1896, all’età di 35 anni, si iscrisse a Standford diventando biologa citogenetista. Nel 1933 Thomas Hunt Morgan ottenne il Nobel e tanti anni dopo ammise pubblicamente l’importanza degli esperimenti pionieristici di Nettie Stevens!
Invece la fisica Lise Meitner (1878 – 1968) si diplomò a 23 anni. E anche Gerty Radnitz-Cori, premio nobel, dovette perdere due anni e sostenere l’esame di maturità da privatista presso un liceo maschile.
Invece trattando delle scienziate e studiose limitate dal matrimonio un caso interessante è quello di Joan Robinson sposata con un docente e per questo ostacolata, visto che nelle università americane e non solo vigeva la regola di non avere due componenti della stessa famiglia. E questo portò all’esclusione di molte donne.
L’economista per esempio ottenne la cattedra solo nel 1965, lei che era nata nel 1903. La biochimica Gerty Radnitz-Cori (1896 – 1957), premio nobel, sposata con Carl Cori, faticò persino ad ottenere un posto di assistente dato che il marito era un docente e dovette condurre le ricerche in segreto per essere presa in considerazione. Nonostante questo “trattamento” nel 1947 ottenne il Nobel.
Stesse problematiche per la fisica Maria Goeppert Mayer (1906 – 1972), premio nobel, che ottenne la cattedra solo nel 1906 visto che era coniugata con un docente.
Altre scienziate sposate con docenti non ottennero premi nobel e anzi furono costrette ad abbandonare la carriera scientifica come Evelyn Fox-Keller che nel 1969 abbandonò la carriera per seguire il marito ma cominciò a riflettere sulle donne che lasciano la ricerca diventando filosofa della scienza.
Meno felice l’epilogo di Clara Immerwahr, la prima donna laureata in chimica fisica all’Università di Breslavia, figlia di uno scienziato, che si uccise con una pistola in segno di protesta contro il primo sterminio chimico di massa avvenuto due settimane prime a Ypres (migliaia di soldati francesi avvelenati dal gas). Il marito di Clara – Fritz Haber – aveva creato quel gas. Clara aveva protestato contro il marito e alla fine si uccise. I giornali di Berlino, dove abitava, non diedero notizie della morte e non disposero l’autopsia.
Uno sguardo al futuro
Guardare al futuro non è solo guardare alle scienziate che verranno ma anche recuperare le storie e riscrivere la storia della scienza.
Conoscere i limiti imposti per poterli superare e ispirarsi a queste coraggiosissime donne.
Conoscere chi le ha ostacolate ma anche le persone più illuminate che le hanno aiutata, anche solo permettendo loro di accedere alla conoscenza altrimenti preclusa solo in quanto donne.
Tutte le scienziate citate, tra le molte abbiamo potuto parlare solo di alcune, hanno dimostrato oltre che capacità molto coraggio, grinta, tenacia.
Di alcune abbiamo già parlato, come Rachel Carson, di altre si trovano le storie nel sito come Laura Bassi e Maria Gaetana Agnesi. Alcune sono molto note come le nostre Rita Levi Montalcini e Margherita Hack. E di altre parleremo a breve: Florence Nightingale e Émilie du Châtelet.
Sono molti interessanti i progetti collettivi La carte du ciel, le suore della specola vaticana, i progetti di Harvard (astronome), Ragazze dell’Enia, progetto Manhattan (85 donne), primi programmi spaziali (Diritto di contare), informatica.
Un bell’esempio di viene offerto da Reshma Saujani (1975) avvocata, educatrice fondatrice dell’organizzazione tecnologica Girls Who Code che si occupa di progetti a favore delle ragazze che si avvicinano all’informatica e acquisiscono sicurezza ed autonomia.
Il motto è “Non siate perfette, siate coraggiose”!