Margherita Sarrocchi (1560 – 1617) è stata la prima donna della letteratura italiana a scrivere un poema epico.
Margherita ricevette un’istruzione di livello prima dal cardinale Guglielmo Sirleto, custode e poi prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, quindi da Rinaldo Corso, letterato, e da Luca Valerio, matematico e grecista.
La poeta fu tra i membri delle accademie romane degli Umoristi e degli Ordinati e dell’Accademia degli Oziosi di Napoli. Ebbe una vita culturale ricca che la portò a frequentare le persone di spicco della cultura dell’epoca, in particolare Galileo Galilei.
Pur apprezzata dai contemporanei non le mancarono i detrattori come Giovan Battista Marino che la rappresentò come una «loquacissima pica» derisa da bianchi cigni (i veri poeti).
Sepolta nella chiesa di S. Maria sopra Minerva, coronata di alloro, fu accompagnata da molti letterati e accademici. E poi dimenticata.
Per questo vogliamo ricordarla menzionando il suo poema epico in dodici canti, La Scanderbeide, ispirato alle gesta del celebre Skanderberg, Giorgio Castriota, principe, condottiero ed eroe albanese.
Ricordiamo a tal proposito che la moglie dei Skanderberg – Donika Kastioti (1428 – 1506) – è annoverata tra le donne più importanti della storia albanese in quanto era la persona più vicina al marito, sua consigliera e braccio destro.
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Se volete conoscere altre donne di origine albanese che hanno fatto la Storia potete leggere l’articolo dedicato a Dora d’Istria.